mercoledì, marzo 02, 2005

2 - Una famiglia benestante di Nizza

Secondo di cinque bambini, ebbe tre fratelli che furono o marinai, o commercianti (Angelo, il maggiore, marinaio quindi commerciante a New York, finisce console di Piemonte-Sardegna a Filadelfia). Il padre Domenico, piccolo proprietario di cabotaggio di vecchia famiglia nizzarda, e qualificato di commerciante nell'estratto di nascita di Giuseppe, avrebbe voluto che quest'ultimo diventi avvocato, o medico. La sua madre Rosa Raimondo, piemontese di Loano, cristiana entusiasta, avrebbe desiderato far di lui un sacerdote. I suoi genitori avevano potuto acquisire sufficientemente libertà per dare ai loro bambini una buona istruzione al punto da assumere tre precettori, due sacerdoti e un laico, per Giuseppe, ed una balia per la piccola Teresa, l'ultima genita morta in un incendio all'età di due anni.

Garibaldi non era dunque nato dal popolo o dalle classi basse, ma da questa frangia sociale che non aveva completamente rotto i suoi legami con le sue origini plebee e che intendeva segnare la sua differenza con un ambiente socioculturale più intenso. I tre maestri di Giuseppe svolsero di questo fatto un ruolo determinante nella formazione della personalità del giovane uomo. Il sacerdote Giaume, di qualità scientifica riconosciuta, mancò d'autorità sul suo giovane allievo, cosa che portò Garibaldi ad esprimere alla fine della sua vita un giudizio particolarmente duro sul préceptorat d'ufficio: «credo che l'inferiorità fisica e morale della razza italiana provenga soprattutto da quest'abitudine che consiste nel dare come precettore dei sacerdoti» (citato da Max Gallo, Garibaldi, la forza di un destino; Milano, Rusconi, 1982). In compenso la memoria del signor Arena era molto più forte. Giuseppe gli doveva infatti la conoscenza dell'italiano, considerato come la sua lingua "materna", senza trascurare il francese, e dei rudiments di storia nazionale che riguardano la dimensione della Roma eterna. Ma il giovane Giuseppe viveva in una Nizza disturbata dai trasalimenti della fine dell'Impero e che negli anni 1814-1815 cambiava paese, cultura e storia. L'insegnante laico seppe così dargli i mezzi intellettuali per comprendere il mondo che cambiava sotto i suoi occhi.


Giuseppe Garibaldi ascoltando il maestro Arena.